mercoledì 17 novembre 2010

lunedì 1 novembre 2010

"C'è silenzio"

C’è silenzio ora. Le vecchie piastrelle rosso porpora sentono il peso di tutti quegli strumenti trascinati tra una stanza e l’altra; il peso di tutte quelle melodie uscite con forza dal nostro animo e che si fanno strada tra i muri, fino qui.
C’è silenzio ora. La vita non è frenetica qui, non c’è fretta, non c’è bisogno di correre o di scappare, di andarsene da questo mondo rumoroso: c’è silenzio ora.
Un silenzio che si fa sentire, che fa male, che picchia forte dentro lo stomaco fino a farti vomitare; un silenzio che ti fa sognare e volare alto, che ti prende e ti porta dove sa solo lui.
Ad un tratto, dall’ultimo centimetro di polvere, ai confini di questo silenzio si alzò un canto e lo vidi correre verso di me, scavalcando quei mattoni così vecchi e fragili, quelle sedie rovinate dal tempo e quei mobili che ormai conoscono tutti i respiri di questo luogo. 
Lo vidi arrivare con forza ma non mi spostai. Mi feci travolgere da tutta la sua forza, da tutta la sua storia. Mi feci colpire anche da quel pianoforte che con coraggio lo accompagnava, da quei vecchi e polverosi spartiti e da quelle sagge mani che sembravano incastrarsi perfettamente tra quei tasti come fossero un tutt’uno con il legno.
All’ìmprovviso, dal nulla, dall’esatta opposta posizione di quel canto, comparvero delle corde che cominciarono a vibrare facendo cadere a terra tutta quella ruggine che li si era attaccata sopra durante il loro tempo, come se avessero capito che era arrivato il momento di lasciar cadere a terra tutto il peso di una vita.
Arrivò fino a me il loro suono. Mi catturarono e mi intrappolarono con le loro sei corde, mi obbligarono ad ascoltare le loro note, i loro colori e le loro ombre, le gioie e i dolori, le loro innumerevoli vite, i loro pugni e le loro carezze.
C’è silenzio ora. La porta giù infondo spalancandosi, illumina tutti questi archi e queste travi arrivando fino a me, ormai esausto, stanco, assetato e affamato di tutto questo.
C’è silenzio ora.